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Luciana Castellina presenta GUARDATI DALLA MIA FAME

Un'iniziativa organizzata dall'Arci Bergamo, dal Circolo Gramsci e dalla Biblioteca "Di Vittorio" il prossimo 16 febbraio alle ore 21 a Bergamo, alla Sala Lama della Cgil di Bergamo: Luciana Castellina presenta il libro scritto insieme a Milena Agus, Guardati dalla mia fame (nottetempo editore, 2014), la ricostruzione di un efferato delitto avvenuto nella Puglia del dopoguerra, durante un comizio di Di Vittorio.
Con Luciana Castellina discutono Clementina Gabanelli e Eugenia Valtulina, introduce e coordina Maurizio Colleoni.

INVITO

27 gennaio, 70 anni dopo

Materiali per il giorno della memoria 2015.

27 GENNAIO, 70 ANNI DOPO

Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell'Armata Rossa, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco e con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz operarono diversamente.” (Incipit de La Tregua, di Primo Levi)

Docu:
L’INTERROGATORIO, QUEL GIORNO CON PRIMO LEVI
Il 5 maggio 1986 alcuni insegnanti e studenti delle scuole superiori di Pesaro incontrarono Primo Levi nel Teatro Rossini. L'iniziativa rientrava nel progetto "Il gusto dei Contemporanei", ideato da un gruppo di docenti pesaresi. Questo appuntamento si colloca nell'ultima parte della vita dello scrittore e testimonia uno dei suoi ultimi incontri pubblici. Il materiale della giornata, di cui è rimasta la documentazione audiovisiva, fu raccolto in una pubblicazione. Partendo da questi materiali, e rintracciando i protagonisti di quella manifestazione, la Fondazione Villa Emma di Nonantola, l'ISCOP e la Biblioteca-Archivio "Bobbato" hanno prodotto un documentario per indagare - a ventisette anni di distanza - i lasciti rimasti nella memoria di chi allora incontrò il grande testimone di Auschwitz.

Regia: Alessandro e Mattia Levratti, Ivan Andreoli, Fausto Ciuffi
Durata: 63''

Trailer del film 

▪Un articolo di Paolo Teobaldi sull’esperienza degli insegnanti di Pesaro e su quel giorno con Primo Levi da Doppiozero 

Operai, scioperi, Resistenza e deportazione: traccia della relazione di Giuliana Bertacchi, tenuta a Trescore B. il 28 ottobre 2008

Relazione di Roberto Villa, presentata al convegno organizzato da CGIL e Cisl Lombardia presso l’Università di Cracovia in occasione del Treno per Auschwitz 2009  Cracovia

Elenco dei deportati dall'area industriale di Sesto San Giovanni nati a Bergamo e provincia

I dimenticati tra i dimenticati: lo sterminio dei Rom

E' morta Baldina Di Vittorio

E’ morta il 3 gennaio Baldina Di Vittorio, figlia di Giuseppe Di Vittorio, donna e compagna straordinaria.

Di seguito, il racconto biografico nelle parole di Liuzzi, della Cgil. Se volete conoscerla di più, potete farlo anche attraverso il video di Chiara Cremaschi, che la intervistò nel suo INDESIDERABILI (prodotto dalla Cgil nazionale e distribuito da Lab80). Quando lo presentammo, al Bergamo Film meeting del 2011, Chiara dovette faticare non poco, insieme a Silvia Berti, la figlia di Baldina, per convincerla a non intraprendere un viaggio in auto verso Bergamo, in compagnia di Lina Fibbi, anche lei testimone di Indesiderabili, che nella nostra provincia era di casa avendo sostituito Teresa Noce alla guida del segretario dei tessili.

Insieme all’orgoglio per vedere ricostruita una vicenda che le aveva viste protagoniste, indomite e subito dimenticare, Baldina Di Vittorio e Lina Fibbi erano mosse dalla voglia di “spiegare un poco di cose a quei bergamaschi che votano Lega”.

Vite incredibili, vissute sempre con la schiena dritta e senza mai cercare le luci o la notorietà; vite al servizio degli altri, come avevano scelto di fare ancora ragazze.
Ci mancherà.

Nata a Cerignola, in provincia di Foggia, il 16 ottobre del 1920, Baldina non aveva ancora vent’anni quando, nell’estate del 1940, la Francia capitolò sotto l’invasione nazista. Orfana della madre, e dopo aver perso ogni contatto col padre e col fratello, fu internata dalle autorità francesi, per un breve periodo, nel campo di concentramento di Rieucros. Riuscì poi a raggiungere Marsiglia e, da qui, a partire fortunosamente per gli Stati Uniti, ove visse fino alla fine della seconda guerra mondiale assieme al marito, Giuseppe Berti. Quest’ultimo, una figura oggi ingiustamente dimenticata, era stato uno dei fondatori del Pcd’I (Partito comunista d’Italia), cui la stessa Baldina aveva aderito in Francia nel 1938.

Rientrata in Italia, senza lasciarsi minimamente schiacciare dai due importanti dirigenti del movimento operaio che aveva in famiglia - il marito parlamentare del Pci togliattiano, il padre segetario generale della Cgil - Baldina intraprese una vita di attivista democratica che la portò a far parte per alcuni anni dell’Ufficio di presidenza dell’Udi, l’Unione delle donne italiane. Eletta alla Camera nelle liste del Pci nella primavera del 1963, fu poi candidata ed eletta al Senato nel 1968. Per quattro anni, ovvero per l’intera quinta legislatura, fece anche parte della segreteria della Presidenza di Palazzo Madama. 

Negli ultimi anni, sempre lucidissima nonostante l’età avanzata, aveva assunto la presidenza dell’associazione culturale Giuseppe Di Vittorio, nata in provincia di Foggia per mantenere viva la memoria delle lotte di emancipazione condotte dai braccianti della Capitanata e, più in generale, per studiare la cangiante attualità del mondo del lavoro. Assieme alla figlia Silvia, docente di Storia moderna, si era impegnata nelle diverse iniziative sviluppatesi in ricordo del padre, specie a partire dal cinquantesimo anniversario della morte di quest’ultimo (1957). Non facendo mai mancare, in tali iniziative, la sua presenza e il proprio sorridente incoraggiamento. “Profondo cordoglio” per la scomparsa di Baldina è stato espresso dalla Cgil.

@Fernando_Liuzzi

baldina di vittorio in una foto di mario dondero

il 4 dicembre una proposta per il giorno della memoria

Verso il Giorno della Memoria 2015, un incontro e un film

RAGAZZI EBREI SALVATI A VILLA EMMA, IL 4 DICEMBRE ALL’ISTITUTO NATTA DI BERGAMO

Un’iniziativa di Proteo Fare Sapere e Biblioteca “Di Vittorio” della CGIL di Bergamo

 

Bergamo, lunedì 1° dicembre 2014

Una storia di solidarietà e insieme un progetto culturale in arrivo dalla provincia modenese a Bergamo, proposta pensata in particolare per gli insegnanti, ma aperta a tutti: in vista del Giorno della Memoria 2015, la Biblioteca Di Vittorio della CGIL di Bergamo e Proteo Fare Sapere organizzano l’incontro “Ragazzi ebrei salvati a villa Emma” giovedì 4 dicembre (ore 16.30) nell’Aula magna dell’Istituto “Giulio Natta” di via Europa 15 a Bergamo.

“Dopo Boris Pahor, Edith Bruck e la mostra sul processo della Risiera di San Sabba, questa volta parleremo dei ragazzi ebrei salvati a Villa Emma” ha spiegato oggi Eugenia Valtulina, responsabile della Biblioteca Di Vittorio della CGIL di Bergamo. “Racconteremo di un’esperienza culturale che nasce da un’esperienza di solidarietà legata alle persecuzioni degli ebrei durante la seconda guerra mondiale; a dieci anni di distanza dalla sua fondazione, l’attività di Villa Emma è un esempio di come si possa (e si debba?) fare storia partendo dalla memoria di eventi che hanno coinvolto intere comunità del nostro paese e di come la conoscenza del nostro passato possa fornire strumenti per riconoscere, e quindi combattere, fenomeni come il razzismo, l’intolleranza, la persecuzione del diverso da noi”.

La Fondazione Villa Emma nasce nel 2004 ispirandosi alla vicenda di solidarietà che sessant’anni prima aveva portato la comunità di Nonantola (Modena) ad accogliere e dare soccorso a 73 ragazzi e giovani ebrei, provenienti da Germania, Austria e Jugoslavia, alla ricerca di un rifugio nel nostro paese. A ridosso dell’8 settembre 1943, a seguito dell’occupazione tedesca, la permanenza a Villa Emma avrebbe esposto a sicuri pericoli la vita del gruppo: fu così che tutti vennero nascosti presso abitazioni di nonantolani e nel seminario adiacente all’abbazia. Per la loro salvezza, in poco più di un mese, si organizzò la fuga in Svizzera, dove i ragazzi e i loro accompagnatori ripararono fino al termine della guerra.

A partire da tale patrimonio di memoria e di azione solidale, la Fondazione fissa nei suoi scopi statutari “la difesa della dignità, dei diritti e della giustizia, […] la lotta contro tutte le forme di razzismo, […] la promozione e la difesa dei diritti di cittadinanza, […] l’attivazione di laboratori per la ricerca di nuove modalità di convivenza e di confronto”. Per altre informazioni: www.fondazionevillaemma.org/

All’incontro pubblico di giovedì – dedicato a Giuliana Bertacchi, che è stata tra le organizzatrici degli eventi degli anni passati -  interverranno Maria Bacchi, componente del comitato scientifico, e Fausto Ciuffi, direttore della Fondazione Villa Emma. Presenta Maria Laura Cornelli di Proteo.

A seguire verrà proiettato “L’interrogatorio. Quel giorno con Primo Levi”, con gli autori del film Alessandro e Mattia Levratti. È il maggio del 1986: Primo Levi incontra a Pesaro insegnanti e studenti delle scuole superiori e risponde a tante domande sui suoi libri. Dopo 27 anni, con le preziose immagini di quella giornata, scorrono i ricordi e le considerazioni di chi sedeva sulle poltrone del Teatro Rossini. Ed è quel pubblico, in un racconto corale, a parlarci del testimone e di una scuola libera e coraggiosa.Il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=d7ZH9hgy2Yg

In occasione dell’iniziativa, l’Associazione Proteo Fare Sapere rilascerà a richiesta l’attestato di partecipazione (artt. 64 e 67 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola). prilo levi

LA MOSTRA RI(SCATTI) . VOLTI E LUOGHI DI UNA BERGAMO IN MOVIMENTO

RI(SCATTI)
Volti e luoghi di una Bergamo in movimento nelle fotografie di Sergio Cisani
1970-1974
Raccontare gli anni Settanta è assai difficile.
Attribuire loro una precisa dimensione storica lo è di più, perché troppo poco è il tempo che ci separa da quel periodo; troppe e troppo profonde sono le polemiche suscitate da alcuni dei fenomeni che hanno attraversato quell'intenso decennio, sbrigativamente ridotto alla seducente ma ambigua etichetta di "anni di piombo", soffocando nella memoria degli stessi protagonisti la stagione dei diritti che pure hanno rappresentato.
Per restituirne al presente una visione non stereotipata bisogna affidarsi a fonti ancora troppo poco sfruttate dalla storiografia e che possono rivelarsi invece preziosi strumenti di indagine e di analisi. È da questa consapevolezza che proviene la scelta di proporre una mostra delle fotografie scattate da Sergio Cisani tra il 1970 e il 1974. Lungi dall'essere gli scatti ingenui di un principiante, le immagini mettono efficacemente in rilievo uno degli aspetti fondamentali degli anni Settanta: la straordinaria e inedita partecipazione politica che li ha caratterizzati.
Giovani, donne, operai diventano improvvisamente visibili, incarnano in quel decennio un protagonismo che si traduce spesso nell'occupazione di piazze, strade, scuole e fabbriche, che vengono rivendicate come luoghi di lotta per la conquista dei propri diritti e, nel contempo, come spazi di aggregazione sociale.
Bergamo, che affonda le proprie radici sociali nella cultura cattolica, non si sottrae al processo di ringiovanimento dei territori urbani che scuote allora tutta l'Italia. Queste fotografie fissano alcuni dati di quel tempo e della nostra città, contributi preziosi alla custodia e alla preservazione di una labile memoria.
Il merito di Cisani è proprio quello di essere stato capace di cristallizzare tale processo. Fotografando i bergamaschi che scendono nelle strade del capoluogo orobico e che si spostano poi in altre città per partecipare a manifestazioni operaie o pacifiste, riesce a costruire una autentica narrazione che si dipana lungo cinque anni: uno spazio breve eppure zeppo di trasformazioni. Se è vero che la fotografia dice molto di chi l'ha scattata, Sergio Cisani si dimostra uomo attento e sensibile ai volti, alle piazze e alle voci che lo circondano. Le tre sezioni in cui idealmente abbiamo diviso l'esposizione stanno lì a rappresentare una non comune abilità nel cogliere uno dei dati che sostanzia il periodo a cui risalgono i suoi scatti: il movimento. Le fotografie dedicate alle manifestazioni, così come quelle che si concentrano sui visi e quelle che invece immortalano momenti di canto sembrano infatti suggerire proprio questa tendenza all'azione collettiva. L'insieme, e non il singolo: volutamente non ci sono nomi, pure se tanti si e riconosceranno, persino Pier Paolo Pasolini con una cinepresa in spalla.
Scatti anche per riscattare, dunque, quasi a indicare il bisogno di liberare le interpretazioni su quel periodo dall'ingombrante etichetta di "lunga e coerente anticamera alla lotta armata" e gettare una luce diversa sulla generazione che lo ha abitato. Una generazione che allora ha tentato e che poi in buona parte si è persa ma che oggi – senza abbracciare nessuna retorica reducistica – chiede di vedere riabilitata la propria storia di passione e partecipazione politica in un presente sempre più atomizzato, destabilizzante e arido.

Questa mostra è frutto del lavoro collettivo di Sergio Cisani, Emma Daminelli, Luisa Marini, Serena Mosconi, Fabio Testa, Eugenia Valtulina e Roberto Villa.

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