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rimandato a data da destinarsi ... Pino. Vita accidentale di un anarchico

L'EVENTO E' RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI

Proiezione del documentario animato PIINO. VITA ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO e incontro

con i registi Claudia Cipriani, Niccolò Volpati.
Quella di Giuseppe Pinelli è una storia conosciuta, raccontata in molte testimonianze, numerosi libri e opere teatrali di cui la più famosa è “Morte accidentale di un anarchico” di Dario Fo. Gli autori scelgono di raccontarla da un punto di vista inedito: sono i ricordi delle figlie che, un passo alla volta, ci fanno conoscere Giuseppe Pinelli.
Il racconto di Claudia e Silvia Pinelli comincia nel 1969, quando avevano 8 e 9 anni e si conclude il 9 maggio del 2009 quando la famiglia è stata ricevuta al Quirinale dal Presidente Giorgio Napolitano che, in quell’occasione, definì Pinelli “la diciottesima vittima della strage di Piazza Fontana”.
Il punto di vista delle bambine permette di entrare gradualmente in una storia complessa e intricata: man mano che le due crescono, aumenta anche il loro livello di consapevolezza, s’infittisce l’insieme di informazioni, si articola il discorso politico e il contesto storico. Contemporaneamente si sviluppa la storia personale di Giuseppe Pinelli, insieme all’evoluzione degli accadimenti storici di cui quella storia è riflesso: le contestazioni a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, la “strategia della tensione”, l’Europa divisa in due blocchi.
Per chi già conosce la storia di Pinelli, il racconto delle figlie permette di esplorare, insieme al contesto politico, anche quello emotivo, famigliare e dunque più intimo.

“Pino, vita accidentale di un anarchico” racconta non solo la morte di Pinelli, ma anche la sua vita, le sue idee, i suoi affetti.


Cinema del Borgo via Borgo Palazzo 51 Bergamo. Promosso da Biblioteca "Di Vittorio" Cgil Bergamo
Martedì 25 febbraio ore 21.00 - Ingresso 5,50-5,00

Lama all'Università di Roma

17 febbraio 1977, Luciano Lama e il comizio all'Università La Sapienza di Roma. Una data che a sinistra non si dimentica e la cui ricostruzione, al di là delle accentuazioni personali, è ormai assodata: Lama, sbagliò, o meglio, fu senz'altro male consigliato dalla Cgil e - soprattutto - dal Pci, come del resto ammise lo stesso Asor Rosa nel 2017. "Non era venuto in pace", canta De Andrè, e questo fu senz'altro un punto di non ritorno per quello che successe poi.

Di seguito, una selezione di testimonianze:
- Ilaria Romeo (2020)
- Carlo Rivolta (2007)
Bruno Vettraino (1977)
. Fabrizio De Andrè, Coda di lupo: https://www.youtube.com/watch?v=d7at7p--lKI
 

presentazione de IL MOVIMENTO DEL '77

 

presentazione del volume IL MOVIMENTO DEL '77. RADICI, SNODI, LUOGHI (viella, 2018)
Bergamo, sala Lama della Cgil di Bergamo, ore 17.45
8 novembre 2019

LOCANDINA

Simone Neri Serneri e Monica Galfrè, curatori del volume Il movimento del '77. Radici, snodi, luoghi (Viella, 2018) ne discutono con Roberto Villa, autore del saggio su Bergamo, Introduce Eugenia Valtulina.
Fratello minore del ’68, detonatore degli anni di piombo, incubatore del “riflusso”, irripetibile spazio liberato? Sfuggente a ogni definizione univoca e luogo di contraddizioni non componibili, disperato e radicale – nonostante l’insistito ricorso all’ironia e al paradosso – come solo i momenti di passaggio sanno essere, il movimento del ’77 fu effige della transizione epocale che avrebbe traghettato il paese dal secolo breve agli incerti lidi della postmodernità.
Una peculiarità tutta italiana, al termine di un decennio, i Settanta, che rappresentò un tornante decisivo della modernizzazione culturale e civile, ma nel quale i conflitti sociali, la violenza politica e i fenomeni eversivi di destra e di sinistra raggiunsero livelli imparagonabili al resto d’Europa.
Frutto di ricerche storiche originali, i saggi qui raccolti gettano nuova luce – affrontandone gli snodi politici, le peculiarità culturali, le articolazioni territoriali – su un movimento collettivo che si confrontò frontalmente e drammaticamente, senza alcuna ipocrisia, con la crisi che investiva i fondamenti politici e ideali della società di massa del Novecento.

 

 

 

Il dossier di testi per il Giorno della memoria 2020

50 anni de Il Manifesto

Cinquant'anni fa, nel 1969, nasceva la rivista il manifesto. Ne facevano parte il bergamasco Lucio Magri, Luciana Castellina, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luigi Pintor e Rossana Rossanda. Radiati dal PCI, divennero quotidiano e movimento politico. Bergamo fu protagonista di questa storia, con personaggi del calibro di Eliseo Milani, Carlo Leidi, Piero Asperti e altri.

Ripercorreremo quel periodo con alcuni dei suoi protagonisti, il patrocinio della Biblioteca Di Vittorio - Centro di documentazione sindacale della CGIL di Bergamo, e con il coordinamento di Riccardo Bellofiore e Giovanna Vertova. Facendo così rivivere la memoria e mostrando l'attualità di quella esperienza, con le parole, ma anche con le immagini e con la musica.

La prima parte, che inizierà alle 17.00, vedrà intervenire Luciana Castellina, Lidia Campagnano, Aldo Garzia, Massimo Serafini, Luciano Ongaro, Evaristo Agnelli, Vittorio Armanni, Bruno Ravasio.

Alle 20.30 inizierà la seconda parte, che vedrà al centro la musica, con l'esibizione del chitarrista e cantante Michele dal Lago e della cantante Giusi PesentI, un duo che da anni esplora nei loro spettacoli la storia sociale della musica statunitense.

50 anni de il manifesto

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