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Sanità

Trasporto sanitario - Un aspetto del diritto alla salute


trasporto-sanitred Sta diventando sempre più difficile trovare aiuto per le situazioni di trasporto sanitario. Ad esempio quando una persona, anche solo parzialmente non autosufficiente, deve recarsi in ospedale per una visita o per una terapia. Il problema diventa poi insuperabile quando la persona è un anziano solo e non autosufficiente.

red È sempre più difficile per una serie di cause. In primo luogo perché aumenta la domanda, aumentano cioè i bisogni: sono molti gli anziani che vivono soli e che non hanno parenti o familiari in grado di aiutarli, oppure sono senza auto o senza patente, oppure l'auto non basta, serve proprio un'autolettiga. E il problema si complica quando la necessità di un trasporto non è un caso isolato ma è, ad esempio, una terapia oncologica con accessi ospedalieri calendarizzati. Ma, ci risulta, è difficile anche quando si tratta di una dimissione ospedaliera: trovare un'ambulanza disponibile è spesso un'impresa. Infatti, ed ecco una seconda causa delle attuali difficoltà, a fronte della crescita della domanda, l'offerta non cresce ma cala.

red Il sistema dei trasporti sanitari è articolato in più settori.
Da un lato l'Emergenza urgenza, il 118, che si occupa dei soccorsi per incidenti, per traumi, per casi di emergenza-urgenza, per trasporti sanitari particolari (come la dialisi, per la quale è previsto un servizio gratuito). Poi abbiamo il mondo delle associazioni, del volontariato, delle cooperative che gestiscono i servizi nei vari territori, spesso in accordo con i Comuni. Ebbene, in questi anni, con l'innalzamento dell'età pensionabile, i "giovani pensionati", che costituivano il nucleo forte del volontariato, sono diminuiti e, come se non bastasse, dopo i 71 anni (per le ambulanze) e dopo i 75 (per le autovetture) le norme non consentono più la guida dei mezzi di soccorso. Va ricordato inoltre che giustamente la normativa richiede un'elevata preparazione tecnica e una formazione come soccorritore (approccio psicologico e relazionale con i vari tipi di utente, uso del defibrillatore, tecniche di disostruzione delle vie aeree, uso dei presidi speciali di immobilizzazione, sicurezza nel trasporto di persone...).

red C'è anche un aspetto economico non irrilevante. Regione Lombardia ha regolamentato le tariffe per il "trasporto sanitario semplice" (rientra in tale tipologia di servizio "il trasporto in ambulanza di persone che, in assenza di prescrizione di accompagnamento sanitario formulata da una struttura sanitaria, richiedono un accompagnamento: da domicilio a strutture sanitarie e/o socio sanitarie e viceversa; tra luoghi non sanitari"). Con la Delibera di giunta 437 del 12 giugno 2023, la Regione ha aggiornato le tariffe, aumentando del 19% quelle precedenti del 2017.
Qualche esempio. Dal 1° luglio 2023 per trasporti fino a 15 km la tariffa è di € 28,56 con auto-1 operatore, € 49,98 con pulmino-2 operatori, € 54,74 con ambulanza-2 operatori. Per andata e ritorno dello stesso assistito, compresa un'ora e mezza di attesa, le tariffe diventano: € 63,07 per l'auto, € 116,62 per il pulmino, € 120,19 per l'ambulanza. Se i tempi si allungano oltre la prima ora e mezza, scattano le maggiorazioni di € 20,23 (auto), € 41,65 (pulmino o ambulanza) per ogni ora ulteriore. Ulteriori maggiorazioni chilometriche scattano se la distanza è superiore ai 15 Km.
È difficile immaginare come un pensionato con basso reddito possa sostenere questa spesa, specialmente se i trasporti devono essere ripetuti più volte. Quello della sostenibilità dei costi è un problema che si aggiunge alla necessità di mantenere attivi questi servizi, pur in un contesto di progressiva diminuzione di volontari.

red Come si vede, il diritto alla salute e alla cura non passa solo attraverso i ricoveri o il medico di base, ma anche attraverso servizi sociali (come il trasporto) efficienti e accessibili. E non sempre questi importanti servizi sono facilmente rintracciabili: sui siti web di Ats e delle Asst è difficile o impossibile trovare recapiti, elenchi e numeri di telefono cui rivolgersi.

red Esiste poi il settore del "trasporto sociale" che riguarda le persone con disabilità (Centri diurni disabili, Centri socio educativi) o le strutture sociosanitarie come i Centri diurni integrati. Anche qui i bisogni sono alti (la frequenza è quotidiana e non occasionale) e l'offerta è perlopiù insufficiente. Sono strutture a cui spesso il paziente può accedere solo se esiste un servizio di trasporto sociale. Per questo, nell'accordo provinciale stipulato il 10 marzo 2010 tra Cgil-Cisl-Uil, Consiglio di rappresentanza dei sindaci, ConfCooperative Bergamo, Coordinamento bergamasco per l'integrazione e Asl, si dice in modo chiaro che "la retta giornaliera è comprensiva del servizio di trasporto", ma questo accordo ha incontrato difficoltà ad essere pienamente attuato e non sono pochi i casi in cui il trasporto viene effettuato dai familiari, spesso con grandi sacrifici.
Nelle Rsa (case di riposo) il trasporto è, per lo più, limitato allo spostamento in ospedale per visite o accertamenti diagnostici. Se questi sono prescritti dal medico della struttura, il trasporto è gratuito, altrimenti è a carico dell'ospite o dei familiari.

red Molti Comuni hanno previsto, nei Piani di zona degli Ambiti territoriali, interventi di sostegno con tariffe sociali più basse di quelle regionali o del tutto gratuite per il trasporto sociale, stipulando convenzioni con associazioni e cooperative (come l'Auser). Per il prossimo Piano di zona 2025-2027 è auspicabile che i Comuni riescano a concordare un regolamento unico provinciale, basato sull'Isee, che consolidi ed estenda questi importanti interventi di aiuto.

red Ma anche i Comuni devono fare i conti con la diminuzione dei volontari disponibili. È inevitabile che ci si debba muovere nella direzione di servizi (pubblici o con cooperative e fondazioni) che possano organizzare attività professionali di trasporto sanitario e sociale, stabili e diffuse in ogni Ambito. Dopo anni in cui la disponibilità del volontariato ha consentito di mantenere attivo questo ed altri servizi, ora, per le ragioni elencate, non è più così ed è necessario promuovere soluzioni alternative. Bisognerebbe anzi riflettere sul prezioso ruolo del volontariato, la cui risorsa, oggi come in passato, non dovrebbe essere utilizzata strumentalmente per sostituire il servizio pubblico.
Certo, tutto questo è un costo, ma non si può lasciar estinguere un po' alla volta lo Stato sociale conquistato in tanti anni di impegno e di lotte del mondo del lavoro.

Orazio Amboni
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, settembre-ottobre 2024