I problemi della longevità - Servono nuovi modelli di vita per le persone anziane
Nonostante la disastrata condizione del servizio sanitario e nonostante la spesa sanitaria pubblica in Italia sia percentualmente inferiore a quella di altri Paesi europei, l'aspettativa di vita, una volta raggiunti i 65 anni di età, è in Italia più alta di quella di altri Paesi che spendono molto di più: in Italia 22,1 anni per le donne e 18,9 per i maschi, mentre in Germania è 21,1 per le donne e 17,8 per i maschi. A nostro favore giocano il clima e l'alimentazione. Al punto che negli ultimi tre anni c'è stata in Italia una forte crescita degli ultracentenari: "Se l'aspettativa di vita a livello nazionale è alta, per chi coltiva l'orto, vive lontano da grandi fonti di inquinamento e preferibilmente in piccoli paesi a poca distanza dal mare diventa altissima" (Un altro genere di vecchiaia, di Barbara Leda Kenny, Internazionale, 1 agosto 2022).
In provincia di Bergamo, ad esempio, all'1 gennaio 2023 gli ultracentenari sono 300 (271 donne e 29 maschi); erano meno di 200 nel 2020. Purtroppo però una vita più lunga spesso si accompagna a malattie, cronicità, non autosufficienza. L'aspettativa è sempre più alta per le donne, ma se si valuta l'aspettativa di vita in buona salute, il discorso cambia. Infatti per le donne una vecchiaia più duratura comporta una percentuale più alta di cattive condizioni di salute. E la situazione è peggiorata con la pandemia Covid.
Sulla qualità della vita incidono, oltre alla salute, anche altre variabili, come la condizione economica: "le donne rappresentano il 52 per cento del totale dei pensionati, percepiscono solo il 44 per cento dei redditi pensionistici. L'importo medio mensile dei redditi percepiti dagli uomini è 1.884 euro lordi, superiore del 37 per cento a quello delle donne, pari a 1.374 euro. La maggior parte delle donne rientra nella fascia delle pensioni basse, e il divario produce una massa di anziane povere" (è ancora l'articolo di Barbara Leda Kenny per Internazionale). E hanno un peso ancora più rilevante le relazioni: la maggior durata della vita comporta per le donne, in tarda età, un periodo di vedovanza spesso vissuto in solitudine, mentre per gli uomini è più probabile una vita di coppia fino alla fine.
In questo contesto - cattive condizioni di salute, difficoltà economiche, assenza di legami e relazioni affettive - è molto più facile cadere in depressione e nella non autosufficienza.
La situazione si sta, però, modificando: "molte anziane di oggi sono le ragazze che partecipavano al movimento femminista degli anni Settanta", dice ancora Barbara Leda Kenny, e da parte loro viene la proposta di cambiare il modello italiano 'una persona, una casa, una badante' e di pensare a "servizi comuni, case condivise, amicizie che aprano la possibilità alla convivenza e alla ripartizione delle spese... In Italia, in particolare al centronord, sono state avviate le prime sperimentazioni di cohousing (coabitazione solidale) per anziani, nell'Europa del nord ci sono esperienze di coabitazione più consolidate. Si tratta di modelli in cui le persone hanno una propria autonomia, ma condividono servizi di cura e spazi comuni."
Su questa linea a Bergamo è nata un'associazione – Abitare le età – che si propone proprio di sperimentare questi nuovi modelli di vita per le persone anziane, proporre forme di coabitazione modificando il modello tradizionale di famiglia, allargandolo ad amicizie e a persone con le quali, nel corso degli anni, si sono costruiti legami.
Qualche apertura si comincia finalmente a vedere anche sul piano legislativo: in adesione alle indicazioni europee contenute nel Pnrr, è stata approvata la legge sulla non-autosufficienza (legge 33/2023) che propone una serie di misure per "l'invecchiamento attivo, promozione dell'inclusione sociale e prevenzione della fragilità". Si tratta di una legge delega, cioè di una legge che delega il governo ad emanare dei decreti (entro il 31 gennaio 2024) per attuare i contenuti degli articoli. Tra i molti e importanti temi trattati dalla legge delega (salute, prevenzione, contrasto dell'isolamento, della deprivazione relazionale e affettiva delle persone anziane...), c'è anche la delega al governo per l'emanazione di decreti su "nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane...".
Il governo dovrà poi, sempre entro fine gennaio 2024, emanare decreti finalizzati all'autonomia delle persone anziane, per "mantenere una buona qualità di vita... per il mantenimento delle capacità fisiche, intellettive, lavorative e sociali". Un vasto programma, dunque, cui il governo dovrà dare attuazione per mantenere gli impegni presi con l'Europa.
Proprio il mantenimento di capacità, interessi, relazioni, autonomia delle persone anziane è la finalità per cui è nata l'associazione Terza università, promossa dalla Cgil e arrivata ora al suo 30° anno di vita.
Prima del Covid i soci erano tremila, ora sono più di 2.800, ma si lavora per raggiungere e superare i livelli pre pandemia. La presenza è diffusa in 34 comuni e propone più di 140 corsi che toccano temi molto diversi: letteratura, musica, cinema, arte, psicologia, lingue straniere, scienze, sociologia, informatica, filosofia, per finire con movimento e benessere (gruppi di cammino, nuoto, ginnastica...) e bricolage. Ma oltre a tutto questo ci sono i viaggi (in collaborazione con Etli), le visite guidate a mostre, beni artistici e culturali, la partecipazione a spettacoli teatrali e perfino un coro.
Temi molto diversi, ma tutti con la stessa finalità: mantenere interessi e capacità, fare nuove conoscenze e restare attivi. È la ricetta definita a livello internazionale dall'Organizzazione mondiale della sanità per contrastare perdita di autonomia e non autosufficienza.
Tutti i programmi di Terza università sono disponibili su www.terzauniversita.it e nelle sedi di Spi e Cgil.
Orazio Amboni
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, settembre-ottobre 2023