Rete ospedaliera - un'occasione persa per la Bergamasca
Di un ammodernamento per le strutture dell'ospedale di Alzano Lombardo c'era sicuramente bisogno, indipendentemente dalla triste vicenda Covid: lo sa bene chi ha avuto occasione di entrarci, anche solo per una visita a qualche ricoverato. Ben venga dunque lo stanziamento regionale di 1,7 miliardi (di cui l'80% di risorse stanziate dal tanto odiato stato centralista) per l'ammodernamento e la messa in sicurezza delle strutture ospedaliere in Lombardia. Sebbene tutte e tre le Asst (Bergamo Papa Giovanni, Seriate, Treviglio) abbiano potuto contare su ampie risorse, l'attenzione si è concentrata su Alzano Lombardo sia per la risonanza internazionale di cui quell'ospedale ha purtroppo goduto nella vicenda Covid, sia per il Piano presentato dalla Direzione aziendale, che punta a far diventare Alzano un polo sanitario per il settore materno infantile.
È forse utile, però, esprimere qualche riserva sull'insieme di tutta questa operazione.
Come ogni anno, il Sole24ore ha pubblicato la "Graduatoria sulla qualità della vita" mettendo a confronto tutte le province italiane sulla base di alcune decine di indicatori. L'indicatore in cui Bergamo primeggia, anzi, occupa il primo posto in Italia, è quello della "Emigrazione ospedaliera", cioè della percentuale di residenti che vengono dimessi da un ricovero ospedaliero in un'altra regione; Bergamo ha dunque (insieme a Lecco) la percentuale migliore a livello nazionale, ovvero la più bassa. L'efficienza degli ospedali non è pertanto un'emergenza in provincia di Bergamo, bensì un'eccellenza. In una situazione come questa, in cui grazie ai fondi europei del Pnrr ci sono ampie risorse straordinarie da spendere, forse le priorità nella spesa potevano essere altre. Per restare alla sanità, basta guardare alla sempre più grave emergenza della sanità di base, dei medici di famiglia e dei loro servizi assenti, della scarsa assistenza domiciliare per le persone non autosufficienti e, infine, all'inesistente rete territoriale di servizi alternativi al ricovero ospedaliero, che ha come immediata conseguenza l'affollamento dei pronto soccorso e l'aumento di ricoveri evitabili.
C'è, poi, un'altra non marginale questione. Perché insistere su Alzano Lombardo come si fa ormai da molti anni? Non è dunque una scelta solo dell'attuale Direzione aziendale. In Bergamo e nelle immediate vicinanze ci sono ben sei strutture ospedaliere, e se si considerano anche Zingonia e Ponte San Pietro, le strutture tra pubbliche e private diventano otto, tutte concentrate in pochi chilometri. Avendo l'occasione di poter usufruire di ampie risorse, non era meglio puntare su un nuovo polo ospedaliero a metà Valle Seriana? Tra Albino e Gazzaniga non mancano aree industriali dismesse che potrebbero ben prestarsi allo scopo e offrire un servizio qualificato a tutta la valle (compreso quindi il punto nascite chiuso a Piario). Inoltre, non va dimenticato che l'Asst Bergamo Est va da Seriate fino a Lovere e fino a tutta la Valle Seriana, compresi Schilpario e Vilminore in Valle di Scalve. Che senso ha un "Polo per mamme e bambini" a dieci minuti d'auto dal Papa Giovanni mentre chi viene da Lovere deve fare oltre 40 chilometri per andare ad Alzano? È una soluzione razionale e accettabile per le emergenze materno-infantili di tutta l'area est? Certamente no.
Per la risonanza mondiale che ha avuto, non sarebbe stato, probabilmente, troppo difficile ottenere le risorse necessarie per un vero rinnovamento e cioè per un ospedale nuovo al centro della valle, che riassorba Alzano e Piario, mentre per il polo materno infantile dell'Asst bisogna pensare ad una soluzione più spostata ad est.
Non pare infondata l'impressione che di fronte alle risorse del Pnrr si sia persa un'occasione per ridisegnare finalmente la rete ospedaliera e dare risposte più mirate ai bisogni.
Orazio Amboni
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, gennaio-febbraio 2022