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Sanità

Medici di famiglia, accordo tra sindaci e Ats


Un tentativo utile per trovare rimedi ad una situazione difficilissima,

ma servono interventi più radicali

red Nei momenti più difficili della pandemia Covid, la scorsa primavera, la stampa pubblicò la notizia che alcuni medici di famiglia, già mesi prima, a dicembre, in vari comuni bergamaschi, si erano accorti, inascoltati, di essere di fronte ad una nuova malattia, sconosciuta e grave. Questa notizia ci fa capire il ruolo fondamentale che i medici di famiglia hanno nella difesa della salute: "Il medico che ci salva la vita", titolava un articolo della rivista "Internazionale". Il famoso chirurgo americano autore dell'articolo contrapponeva, forse un po' schematicamente ma efficacemente, il ruolo degli specialisti a quello dei medici di famiglia che conoscono bene i loro pazienti, le loro abitudini e il loro stile di vita e sono grado di interpretare per tempo i sintomi e le minacce.

red È ancora così? Purtroppo no, specialmente in Lombardia: proprio qui la debolezza della dimensione territoriale del servizio sanitario è stata indicata come la causa principale delle difficoltà ad affrontare la pandemia perché il sistema sanitario regionale è troppo sbilanciato sulle cure ospedaliere. E tutti ricordiamo le file di ambulanze in coda ai pronto soccorso, in attesa che si liberasse un posto.

red Ma qual è la situazione a Bergamo? Attualmente in provincia sono attivi 651 medici di assistenza primaria (Map). Erano 654 nel 2019, 694 nel 2014, 696 nel 2005... un impoverimento progressivo, nonostante la popolazione non sia diminuita e soprattutto con più bisogni assistenziali, a causa dell'invecchiamento. Dei 651 medici attivi, 591 sono titolari e 60 provvisori. Tutti gli ambiti territoriali di montagna sono colpiti dalle assenze di titolare. E proprio i territori di montagna sono quelli con più necessità, perché hanno gli indici di vecchiaia più elevati. L'urgenza si fa drammatica se si pensa che nei prossimi mesi è prevista la cessazione dall'attività di altri 102 medici Map. Trovare rimedi non è semplice perché il già avviato ampliamento dei posti per i corsi di specializzazione darà i suoi frutti non a breve.

red È stato ora sottoscritto un accordo tra Ats (la ex Asl) e Consiglio di rappresentanza dei sindaci sul grave problema della carenza di medici di assistenza primaria nella nostra provincia, alla ricerca di qualche ripiego possibile: uno sforzo non semplice e non risolutivo, ma apprezzabile, visto il contesto difficilissimo. L'accordo prevede, a garanzia dei pazienti, procedure per il passaggio di consegne tra medici cessanti e medici subentranti e agevolazioni per l'utilizzo temporaneo dell'ambulatorio. Anche questo dell'ambulatorio è un problema serio: sono ben 263 (43%) gli ambulatori non risultati idonei per le vaccinazioni (quando si parla di "eccellenza" del servizio sanitario bisognerebbe smetterla di pensare solo a qualche particolare prestazione sanitaria di elevata specializzazione, ma l'eccellenza deve essere una condizione diffusa). L'accordo prevede anche la possibilità di portare da 1500 a 1800 il numero massimo di assistiti per medico, quando non sia possibile una ridistribuzione tra i medici dell'ambito; anche questo è un rimedio, ma sarebbe ancora meglio vincolare questa soluzione alla realizzazione di studi medici di gruppo, per offrire più servizi e un'apertura degli ambulatori più prolungata. Gli attuali orari troppo ristretti creano grandi difficoltà ai pazienti.

red È un primo passo, altri ne dovranno seguire, soprattutto una riforma innovativa e coraggiosa di questo importante settore.

Orazio Amboni
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, novembre-dicembre 2020