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Previdenza e assistenza

Il futuro della previdenza e il patto fra le generazioni

Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, marzo-aprile 2024

convegno-16feb24-ridred Il 16 febbraio la Cgil e lo Spi di Bergamo hanno promosso un convegno intitolato: "Un futuro previdente. Le pensioni tra riforme, equità e sostenibilità" (tracce degli interventi sono disponibili sul sito dello Spi di Bergamo).
Un'occasione molto stimolante, in cui persone competenti hanno affrontato con grande chiarezza questo tema basilare per il nostro futuro, non solo come pensionati, ma come Paese: tra gli altri Matteo Jessoula, docente di Scienze politiche all'Università degli studi di Milano, Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil nazionale, Corrado Micheli, direttore Inps di Bergamo, Emmanuele Comi, direttore del patronato Inca di Bergamo e il sindaco Giorgio Gori.

red Ospitiamo qui alcuni spunti dell'intervento di Tania Scacchetti, dal 14 marzo 2024 segretaria generale dello Spi nazionale.

red Il tema della previdenza è troppo spesso trattato come un tema propagandistico, trascurando il nuovo contesto sociale, economico e demografico con cui dobbiamo fare i conti.

Altrettanto spesso si caratterizza per essere trattato nella logica dello scontro fra le generazioni, con il tentativo di addossare la responsabilità a carico dei padri e dei nonni, che dovrebbero rinunciare, secondo qualcuno, non al loro diritto ma a quello che viene considerato un privilegio, per consentire ai giovani un futuro dignitoso.

Ragionare di previdenza, come abbiamo fatto a Bergamo, come tema di un nuovo patto generazionale significa invece lavorare per far crescere la consapevolezza che della previdenza occorre prendersi cura, per provare a farne terreno comune di mobilitazione fra le generazioni, non solo per correggere le iniquità e le rigidità introdotte dalla Monti-Fornero, ma per riaprire un cantiere complessivo sulla sostenibilità futura del sistema.

A monte di ogni ragionamento deve esserci per noi la difesa e la riconquista di un sistema universale di protezione, che sappia garantire trattamenti adeguati a chi è in pensione e la certezza del diritto a chi oggi è giovane.

Gli interventi continui sul sistema di rivalutazione, che pregiudicano la tenuta d'acquisto del reddito di milioni di pensionati (che nel dibattito pubblico paiono quasi privilegiati, dopo aver versato anni di contributi, quando prendono importi lordi sopra i 2.000 euro) e la crescita del lavoro povero, discontinuo, precario, che pregiudicano il futuro previdenziale di chi sta nel contributivo anche con vite lavorative lunghe, impediscono oggi la certezza di questo diritto.

Noi di questo diritto ci vogliamo occupare.

Le domande e i temi posti all'interno del convegno sono quindi utili a costruire - nella più ampia mobilitazione generale della Cgil per un cambio del modello di sviluppo che abbia al centro lavoro e diritti - una grande vertenza sulla previdenza, in un Paese che invecchia e in cui la componente di popolazione al lavoro in rapporto ai pensionati è in calo drastico e in un Paese in cui aumentano i divari nella distribuzione delle ricchezze e cala la quota di reddito che va al lavoro a vantaggio dei profitti e delle rendite.

Lo facciamo ponendoci interrogativi a cui occorre dare risposte.

Come dare efficacia e forza a un sistema contributivo (che si applica interamente a tutti coloro che hanno cominciato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996), che per definizione non ha problemi di sostenibilità finanziaria ma ha alcuni rischi di sistema, legati alla longevità, alla bassa crescita del Pil e alla stretta correlazione con le condizioni del mercato del lavoro?

Quanti possono versare a lungo contribuzioni efficaci?

Quanti possono realmente allungare la loro permanenza nel mondo del lavoro?

Come facciamo diventare la proposta di una pensione di garanzia una proposta mobilitante per giovani e meno giovani?

Come deve essere finanziato il sistema previdenziale, alla luce dei cambiamenti del mercato del lavoro?

Come rendere omogenee e comuni le rivendicazioni dei pensionati per una adeguata tutela del loro potere di acquisto con quelle dei lavoratori attivi che oggi versano anche per sostenere quelle pensioni e che vogliono avere lo stesso diritto?

Domande che meritano una attenzione politica che superi la logica delle piccole correzioni al sistema, che meritano il pieno coinvolgimento delle persone e che pretendono risposte diverse dalla logica per cui la spesa pensionistica va per forza ridotta.

Domande a cui come Spi non rinunciamo a rispondere, difendendo e salvaguardando il sistema universale di diritti e protezioni previsto nella nostra Carta costituzionale.


Tania Scacchetti
Segretaria generale Spi nazionale