Modulistica unificata per le liste d'attesa in Rsa
Un passo avanti:
modulistica unificata per l'ingresso in RSA
imminente anche un software unico provinciale per le liste d'attesa.
Sono più di 5mila ora le domande in attesa
Finora chi doveva presentare domanda per l'ingresso in RSA doveva, per ogni domanda, compilare un diverso modello e allegare la certificazione medica domanda per domanda. Per chi presentava domanda a più case di riposo la spesa non era indifferente perché ogni RSA richiedeva la certificazione medica in originale e, non essendoci regole sul costo dei certificati, ci sono medici che chiedevano fino 70‐80 euro a domanda.
Grazie all'attività dei gruppi di lavoro misti tra ASL e RSA è stata raggiunta un'intesa a livello provinciale con la messa a punto di una modulistica unica e con l'accettazione di un solo certificato medico che può essere consegnato in fotocopia a tutte le RSA richieste.
Nelle prossime settimane dovrebbe anche entrare in funzione un software per la gestione unificata delle liste d'attesa. Non si tratta di un vero e proprio CUPS con gestione centralizzata delle domande (centralizzata o, quantomeno, distrettuale, come richiesto dalle organizzazioni sindacali nella loro piattaforma territoriale) ma è pur sempre un passo avanti e uno strumento utile per governare meglio l'accesso alle liste d'attesa. A tutt'oggi, infatti, sono 5.045 le domande in attesa per un ingresso in RSA; a quante persone corrispondono? Non è possibile saperlo perché
solo con il software unificato sarà possibile verificare quante persone hanno fatto domanda in più RSA.
Il software dovrebbe consentire anche ai servizi sociali comunali di monitorare la situazione dei propri assistiti: un passo, quindi, verso la realizzazione del Punto Unico di Accesso.
Non va dimenticato, però, che il problema più grave, per la nostra provincia, è il sottodimensionamento della dotazione di posti letto in RSA; sottodimensionamento sia rispetto alla domanda effettiva che rispetto allo standard fissato dal Piano Sociosanitario Regionale (siamo al 6,1 per 1000 residenti over 75enni, contro un standard regionale di 7 per 1000). Non è sufficiente, come abbiamo più volte rimarcato, accreditare i posti già funzionanti come posti autorizzati, è necessario ampliare l'offerta. L'equilibrio tra residenzialità e domiciliarità va trovato su basi più realistiche.
Cgil Bergamo Dipartimento Welfare (Orazio Amboni)
Bergamo, 21 giugno 2010