Green pass - intervento del segretario Cgil di Bergamo sul giornale degli iscritti Spi
Giusto potenziare tutti gli strumenti di prevenzione
Dopo le recenti polemiche, il governo si è incamminato sulla strada dell'estensione generalizzata del green pass.
Giusto per ricordare, inizialmente le perplessità riguardavano la richiesta del green pass per accedere alle mense aziendali e per il personale scolastico, docente e non. In quest'ultimo caso la discussione era su chi, tra datore di lavoro o dipendente, dovesse pagare i tamponi, nel caso di rifiuto a vaccinarsi.
Un altro degli argomenti utilizzati nella querelle green pass sì green pass no, era il mancato esercizio della potestà legislativa da parte del governo e il ricorso, improprio, a faq o indicazioni similari. Oppure si contestava la sollecitazione (implicita?) alle parti sociali perché assumessero loro stesse la responsabilità di accordi che rendessero cogente l'utilizzo del certificato, cosa peraltro improbabile sul piano giuridico. Qualcuno era arrivato addirittura a definire questo atteggiamento "ipocrita". La politica scarica, si diceva, su altri le proprie difficoltà, ricorrendo a uno strumento che induce implicitamente a vaccinarsi.
In ogni caso la strada, in qualche modo, era già tracciata e l'epilogo della controversa vicenda facilmente intuibile. Ora le responsabilità sono state assunte con chiarezza dalla politica, senza per il momento arrivare all'obbligo vaccinale vero e proprio. Data infatti a metà settembre la conversione in legge del primo decreto sul green pass con il voto di fiducia al Senato e al 15 ottobre l'indicazione dell'estensione del certificato ai lavoratori pubblici e privati.
La politica dei piccoli passi e della ricerca della massima condivisione possibile pare abbia dato i suoi frutti. Il numero dei vaccinati è incrementato significativamente e, con molta probabilità, crescerà ancora di più con i nuovi provvedimenti. Ma quel che più conta, soprattutto, è che le nefaste conseguenze sanitarie causate dalla pandemia e dalle sue ultime varianti sono state drasticamente contenute.
Personalmente penso che, se l'utilizzo del green pass ha anche solo sortito qualche incremento della popolazione vaccinata, sia già ragione sufficiente per darne un giudizio positivo. Senza poi tornare sull'inconsistenza del "discrimine" tra vaccinati e non; perché, se c'era discriminazione, era a scapito dei vaccinati!
Insomma, una maggiore tutela della salute dei lavoratori, dei loro familiari, della popolazione anziana e di quella più fragile ben vale un certificato conseguito con la vaccinazione o un tampone preventivo. Tutela che, peraltro, porterebbe vantaggi in termini di salute anche a chi il vaccino non lo vuol fare. Mi riferisco alla cosiddetta immunità di gregge, raggiungibile solo con una altissima percentuale di vaccinati, e alla minore congestione delle attività ospedaliere ordinarie conseguente all'ampliamento della popolazione "immunizzata".
Il sindacato dovrebbe farsi interprete prioritariamente delle istanze di chi, in larga maggioranza, ha già esercitato un livello di responsabilità collettiva vaccinandosi, senza ledere i diritti essenziali di chi non l'ha fatto; almeno fino a quando non ci sarà una normativa cogente e generale. Il sindacato deve cioè sostenere ogni azione per rendere esercizi pubblici, mense, scuole, luoghi di lavoro e di cura, ancora più sicuri di prima, per chi ci lavora e per chi ne usufruisce, caricandosi anche in questo caso di una responsabilità collettiva e generale. Sarebbe un modo efficace anche per tutelare le persone anziane, drammaticamente colpite più di altre dalla pandemia. Il sindacato confederale non può avere alcuna assonanza, ancorché strumentalmente attribuita, con le posizioni politiche più "conservatrici", quando non addirittura reazionarie e violente, del Paese.
A seguito delle recenti polemiche, il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica hanno pronunciato parole chiare. Non si può invocare la libertà per mettere a rischio la salute degli altri. Il vaccino è un dovere civico e morale.
Insomma, con le ultime disposizioni che hanno esteso l'obbligo del green pass, mi pare si sia segnato un altro punto, speriamo decisivo, nella battaglia più drammatica degli ultimi decenni: quella contro il Covid. Un punto che ci dovrebbe riavvicinare ulteriormente alla libertà di una vita normale e serena.
Rimangono in campo le campagne pro vaccinazione del sindacato, la vigilanza perché siano mantenute le misure di sicurezza già messe in atto, la richiesta di tamponi o test salivari gratuiti almeno fino alla fine dello stato di emergenza, e la richiesta, se la comunità scientifica lo riterrà necessario, dell'obbligo vaccinale generalizzato.
Gianni Peracchi
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, settembre-ottobre 2021