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NEWSLETTER BIBLIOTECA "DI VITTORIO" - APRILE 2025

Ben ritrovate e ben ritrovati,

eccoci finalmente ad aprile, un mese tutto dedicato all’ottantesimo dalla Liberazione dal nazifascismo. Un anniversario importante che cade in un periodo storico funestato da ombre e presagi e che quindi a maggior ragione deve essere celebrato, reso simbolo di una nuova resistenza e di una nuova lotta che non accetta lo status quo.
Ricordiamo che la biblioteca Di Vittorio e il gruppo di lettura coerentemente all'iniziativa della rete bibliotecaria di valorizzare l'ottantesimo dalla Liberazione con una lettura a tema, questo mese sceglierà un libro a scelta tra i seguenti:

    Una questione privata Beppe Fenoglio

    L'Agnese va a morire Renata Viganò

    Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani

    Diario partigiano Ada Gobetti

    L'eco di uno sparo Massimo Zamboni.

Chiunque voglia unirsi è benvenuto, ci troveremo poi a parlarne insieme giovedì 24 aprile!

  • La biblioteca Di Vittorio sarà presente alla fiera dei librai con due eventi:
  • Mercoledì 23 aprile alle ore 15 verrà presentato il libro di Monica Dati “ ‘Si dovrebbe insomma pensare a dei poeti operai’. L’esperienza della rivista ‘abiti-lavoro’ (1980-1993)”. L’autrice sarà in dialogo con Oscar Locatelli
  • Lunedì 28 aprile alle ore 11 i ragazzi della 5Y del Liceo Secco Suardo che hanno partecipato al viaggio a Mauthausen organizzato da “In treno per la Memoria” porteranno la loro restituzione dell’esperienza.

(seguiranno info più dettagliate)

Nove libri sulla Resistenza + 1. Questo mese abbiamo deciso di concentrarci su libri che narrano la Seconda guerra mondiale e il periodo resistenziale, fatta eccezione per “Nonostante febbraio. Morire di lavoro” di Alessandro Bernardini che invece tratta il tema della sicurezza sul lavoro su cui tanto abbiamo lavorato negli scorsi mesi. Si parte da “Bambino” di Marco Balzano, una storia di guerre, confini e tradimenti. Passiamo poi a “Gli stivali del dittatore” di Josef Čapek un libricino anti hitleriano uscito a Praga nel 1937. “Bebelplatz” di Fabio Stassi che mette al centro il rogo di libri del 1933 a Berlino e ne fa spunto per una ricerca storica tra fuochi e censure. “Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” di Francesco Filippi che ci ricorda perché oggi più che mai è necessario smontare tutti i luoghi comuni sul duce e il suo operato. “Storia internazionale della Resistenza italiana” di Chiara Colombini e Carlo Greppi, un resoconto storico della pluralità di nazioni che si ritrovano tra i nostri partigiani tutte unite per lottare assieme contro il nazismo e il fascismo. Passiamo infine ai romanzi: dal grande classico “L’Agnese va a morire” di Renata Viganò al meno noto, ma degno di nota “Cinque storie ferraresi” di Giorgio Bassani. Infine due romanzi resistenziali usciti quest’anno: “La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri” di Giorgio van Straten, una storia d’amore vera e tragica che attraversa la guerra, la Resistenza e la ricostruzione e “A Roma non ci sono le montagne” di Ritanna Armeni, il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà.

La newsletter di questo mese è stata fatta in collaborazione con Harleen, tirocinante presso la CGIL di Bergamo.

Ecco, dunque, i libri del mese:

Nonostante febbraio (Alessandro Brenardini, Red Star Press, 2023)
2014. In una Roma senza passato né futuro, cristallizzata nella sua eternità inesistente, Ernesto Mangiafuoco, un giornalista annoiato, passa le sue giornate tra consigli comunali e inaugurazioni di centri commerciali. Un cadavere viene ritrovato sul greto del fiume Aniene, è la sua occasione per entrare in cronaca nera. Ma qualcosa va storto: una donna sconfitta racconta una terribile verità. Negli abissi della speculazione edilizia e dello sfruttamento delle maestranze Mangiafuoco segue il caso che nasconde scenari oscuri e inquinanti, vivendo sul proprio corpo la violenza del caporalato. Nulla sarà come prima. Per arrivare alla verità si fa aiutare da un improbabile informatore e da uno scapestrato trio formato da un vecchio giornalista ex fumatore, una granitica sindacalista e da un professore con un passato nel movimento studentesco.

Bambino  (Marco Balzano, Einaudi, 2024)

Siamo a Trieste, la guerra è appena finita. Un uomo beve un caffè al bancone del bar. Qualcuno lo chiama, lui si gira ma sente già la canna di una pistola puntata contro la schiena. Tutti lo conoscono come «Bambino»: è stato la camicia nera più spietata della città. «Ho ucciso e fatto uccidere. Ho sempre cercato di stare dalla parte del più forte e mi sono sempre ritrovato dalla parte sbagliata». Una storia veloce quanto un proiettile che attraversa guerre, confini, tradimenti. Nella frontiera d’Italia più dilaniata, la vita di Bambino scivola su un piano inclinato: ogni giorno una nuova spedizione, un nuovo assalto, una nuova rapina. E poi, tutto d’un fiato, lo scoppio della guerra, i nazisti in città, l’occupazione jugoslava di Trieste, le foibe. Un’esistenza vissuta da cane sciolto, scandita da un implacabile conto alla rovescia.

Gli stivali del dittatore (Josef Čapek, intransito, 2024)

Con il ciclo di disegni satirici pubblicato nel 1937 e intitolato Gli stivali del dittatore Josef Čapek metteva in guardia il pubblico del suo giornale contro il rischio terribile che Hitler rappresentava per le democrazie europee. Si sorride, ma non troppo, perché sappiamo come è andato a finire e perché un delirio simile tende sfortunatamente a riprodursi di continuo sotto tutte le latitudini.

Bebelplatz la notte dei libri bruciati (Fabio Stassi, Sellerio, 2024)

10 maggio 1933. A Bebelplatz, nel centro di Berlino, allo scoccare della mezzanotte migliaia di libri vengono dati alle fiamme. Joseph Goebbels proclama: “L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo di carattere”. Su tutta l’Europa si sparge un odore di benzina e di cenere. 24 febbraio 2022. La Russia invade l’Ucraina, e di lì a qualche mese un nuovo conflitto devasterà la striscia di Gaza. Durante un tour negli Istituiti di cultura italiani da Amburgo a Monaco, Fabio Stassi attraverso le piazze delle Bucherverbrennungen, i roghi di libri, e risale a ritmo incalzante la memoria del fuoco e delle censure, dei primi bombardamenti aerei sui civili, del saccheggio di librerie e biblioteche. Studia mappe e resoconti, si interroga sul ruolo della cultura e sulla cecità della guerra, indaga l’istinto di sopraffazione degli esseri umani. Alla fine compone un piccolo atlante della letteratura “dannosa e indesiderata”.

Mussolini ha fatto anche cose buone (Francesco Filippi, Bollati Boringhieri, 2019)

Dopo oltre settant’anni dalla caduta del fascismo, mai come ora l’idra solleva la testa, soprattutto su internet, ma non solo. La storiografia ha indagato il fascismo e la figura di Mussolini in tutti i suoi dettagli e continua a farlo. Il quadro che è stato tracciato dalla grande maggioranza degli studiosi è quello di un regime dispotico, violento, miope e perlopiù incapace. Ma chi la storia non la conosce bene e magari ha un’agenda politica precisa in mente ha buon gioco a riprendere quelle antiche storielle e spaccarle per verità. È il meccanismo delle fake news, di cui tanto si parla in relazione a internet; ma è anche il metodo propagandistico che fu tanto caro proprio ai fascisti di allora: “Dite il falso, ditelo molte volte e diventerà una verità comune.

Storia internazionale della resistenza italiana (Chiara Colombini, Carlo Greppi, Laterza, 2024)

Nella Resistenza italiana, parte integrante di un conflitto globale che travolge i confini nazionali e spazza vite e destini ai quattro angoli del pianeta, hanno combattuto migliaia di persone- non meno di 15-20.000- che italiane non erano. Le nazionalità sono decine: statunitensi e britannici, neozelandesi e sudafricani, jugoslavi e francesi, libici, etiopi, eritrei e somali, e poi tedeschi, sovietici, polacchi, cecoslovacchi, ebrei stranieri. Sono spinti alla lotta da una pluralità di motivazioni e da una molteplicità di percorsi individuali, che vanno dall’internazionalismo consapevole - di chi ad esempio ha alle spalle la guerra di Spagna e una lunga militanza politica - alla semplice ricerca di una via di salvezza individuale. Ma ci trovano coinvolti nello stesso spicchio di guerra mondiale e nello stesso periodo, e sullo stesso lato della barricata, saldando le loro traiettorie con quelle degli italiani e di comunità tradizionalmente perseguitate come quelle rom e sinte.

L’Agnese va a morire (Renata Viganò, Einaudi,2024)

L’Agnese va a morire è una delle opere letterarie più limpide e convincenti che siano uscite dall’esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza […]. Più esamino la struttura letteraria di questo romanzo e più trovo straordinaria. Tutto è sorretto e animato da un’unica volontà, da un’unica presenza e da un unico personaggio […]. Si ha la sensazione, leggendo, che le Valli di Comacchio, la Romagna, la guerra lontana degli eserciti a poco a poco si riempiano della presenza sempre più grande, titanica di questa donna. Come se tedeschi e alleati fossero presenze sfocate di un dramma fuori del tempo e tutto si compisse invece all’interno di Agnese, come se lei sola potesse sobbarcarsi il peso, anzi la fatica della guerra […]”. Sebastiano Vassalli.

Cinque storie ferraresi. dentro le mura (Giorgio Bassini, Feltrinelli, 2024)

Questa splendida raccolta di racconti (Lida Mantovani, La passeggiata prima di cena, Una lapide in via Mazzini, Gli ultimi anni di Clelia Trotti e Una notte del ‘43) valse a Giorgio Bassani il Premio Strega 1956. In comune le “cinque storie” hanno una sorte di dolente consapevolezza e l’ambientazione indimenticabile: Ferrara, cittadina di provincia che qui assurge a simbolo di un’interna nazione, avvolta dal pesante panneggio scuro del fascismo. Bassani ci porta nell’animo di questa gente, “per il resto, quasi sempre per bene”: la ragazza madre Lida Mantovani; il sopravvissuto al lager Geo Josz; la vecchia socialista Celia Trotti, lasciata morire in carcere… Storie diverse eppure vicine, accomunate dalla difficoltà con la quale i protagonisti si adattano a una provincia italiana che da un lato consola, dall’altro respinge qualunque cosa non le sia propria. Persone comprese.

La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri (Giorgio van Straten, Editori Laterza, 2025)

Proposto da Edoardo Nesi al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione: «È con la lucidità e il puntiglio dello storico che Giorgio Van Straten sceglie di raccontare la vita e la Resistenza di Nada Parri, e però non sorte mai – non può sortire – dal suo destino d’essere narratore, così ci regala La ribelle, un volume inconsueto e prezioso, antico e modernissimo, colmo di storie immense, d’attenzioni e di grazie, di nomi e di date, di ferite e dolori, di destini. Vive e palpita nelle pagine la figura di Nada Parri grazie alla lingua ricca e al tono composto e accorato di questo affresco d’un tempo furente e insensato. È un viaggio coraggioso nella terra accidentata della memoria quello che Van Straten intraprende, costellato di documenti frammentari e ricordi fallaci e lettere lancinanti e umanissime che però riescono mirabilmente a restituirci – intatta e splendente e vera – la vita amara di una donna comunista che si trovò a inseguire l’amore lungo i diacci sentieri della Storia.»

A Roma non ci sono le montagne (Ritanna Armeni, Ponte alle Grazie, 2025)

Uno spazzino gioviale che spinge il suo carretto. Una ragazza semplice ma elegante, con la borsa della spesa e un impermeabile sul braccio. Un giovane uomo, l’aria assorta, la cartella di pelle, forse un professore. Una Mercedes, scura e silenziosa come l’ufficiale tedesco seduto sul sedile posteriore. Una compagnia di soldati che marcia cantando. Perché nel 1944 le compagnie naziste cantano sempre quando attraversano Roma. In quei pochi metri, in quei secondi di trepidazione e attesa passa la Storia. E le storie dei singoli individui che formano i Gruppi di azione patriottica, fondati qualche mese prima contro l’occupante tedesco. Per lo più ragazzi borghesi, spesso universitari, che si tramutano in Banditen, capaci di sparare e di sparire, di colpire il nemico ogni giorno, senza dargli tregua.                             

Come sempre questi e altri libri sono disponibili al prestito. Non occorre essere iscritti a nessuna rete bibliotecaria perché al momento del prestito se non siete registrati vi iscriviamo noi.

L’intero patrimonio della Di Vittorio è consultabile sul sito dell’OPAC SBN: https://opac.sbn.it/

È possibile mettere come filtro di ricerca la nostra biblioteca per un’indagine più dettagliata.

GLI ORARI DELLA BIBLIOTECA SONO:

Lunedì-Venerdì: 8.45-12.30

Martedì e Giovedì: 8.45-12.30 e 13.30-15.45

Vi aspetto!

Mara

Inaugurazione mostra: "Non chiamiamole solo staffette"

Ben ritrovate e ben ritrovati,

in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, in collaborazione con l’Archivio del lavoro e molte associazioni tra le quali Anpi e Aned, CGIL Lombardia ha realizzato la mostra:
 

Non chiamiamole solo staffette” 

La mostra verrà inaugurata il giorno 14 aprile alle ore 14.30 presso l’Archivio del lavoro in via Breda 56 a Sesto San Giovanni

Al centro della mostra si colloca il ruolo fondamentale delle donne nella Resistenza che va valorizzato e approfondito nei dettagli meno noti. Si è cercato inoltre di dare risalto a quelle donne che dopo l'esperienza resistenziale sono entrate nelle varie Camere del Lavoro territoriali.

Le donne hanno dato un grande contributo alla Resistenza, fondamentale anche per il grande impulso che ha impresso al movimento di emancipazione femminile.
Con questa iniziativa realizziamo finalmente l'obiettivo di rendere disponibile un lavoro corale al quale hanno partecipato tutte le Camere del lavoro lombarde, individuando le figure femminili protagoniste nei vari territori e ricercando le loro biografie.

La CGIL di Bergamo insieme a ISREC ha partecipato portando le storie di Erminia Agazzi, Lucia Nozza e Lidia Minardi.

Vi aspettiamo!

Presentazione del libro: "Una storia da raccontare" di Alessandra De Fiori

Ben ritrovate e ben ritrovati,

con piacere vi invitiamo alla presentazione del libro

" Una storia da raccontare" di Alessandra De Fiori

L'incontro si terrà giovedì 10 aprile alle 17.30 presso la Sala Lama della CGIL di Bergamo (via Garibaldi, 3)

Al termine dell' evento organizzato da SPI, Anpi e FLC in collaborazione con la biblioteca Di Vittorio ci sarà un piccolo buffet.

LAVORO? SICURO! Prevenzione, comunicazione, protesta nel ‘900

Ben ritrovate e ben ritrovati,

con piacere vi invitiamo all'inaugurazione della mostra: LAVORO? SICURO! Prevenzione, comunicazione, protesta nel ‘900

il 4 aprile alle ore 18.00 (necessaria prenotazione) 

presso Fondazione Dalmine (piazzale Leonardo da Vinci, 3 Dalmine)

La mostra sarà visitabile con prenotazione anche nelle seguenti date:

Visite guidate su prenotazione
Domenica

, ore 15.00-18.00
Giovedì

, ore 16.00-19.00
Giovedì

, ore 16.00-19.00

Per prenotarsi occorre accedere a questo link: https://fondazionedalmineeventi.org/lavorosicuro/

   

La mostra  affronta il tema della sicurezza sul lavoro, ricostruendo evoluzione, traguardi e conquiste ed è in programma dal 5 aprile al 19 dicembre 2025 negli spazi di Fondazione Dalmine.

LAVORO? SICURO! Prevenzione, comunicazione, protesta nel ‘900 presennta una selezione di documenti, immagini e fotografie tratti da archivi, musei e collezioni private, che affronta il problema degli infortuni e della sicurezza sul lavoro, un tema sempre drammaticamente attuale.

L’esposizione è parte di un più ampio progetto di ricerca, che attraverso una rigorosa selezione del materiale d’archivio delle diverse realtà coinvolte, documenta la presa di coscienza del problema degli infortuni, dalle prime forme di intervento privato promosse a Milano da esponenti di primo piano della comunità degli affari come Ernesto De Angeli e Giovanni Battista Pirelli, alle connessioni con la nascita e lo sviluppo della medicina del lavoro, fino alla graduale istituzionalizzazione delle forme di assicurazione e tutela dei lavoratori da parte di enti statali e parastatali.

In Fondazione Dalmine la mostra si arricchisce di una sezione aggiuntiva che indaga la memoria della sicurezza sul lavoro nel territorio bergamasco attraverso documenti della commissione sicurezza, fotografie, vignette, manifesti e materiale degli archivi di TenarisDalmine, Cotonificio Crespi, Legler, Same, Gianfranco Frattini, Biblioteca di Vittorio - CGIL Bergamo, INAIL sezione territoriale di Bergamo.

Il progetto «LAVORO? SICURO!» è stato concepito come mostra itinerante, con la curatela di Giorgio Bigatti, direttore scientifico di ISEC. Dopo la prima edizione nella sede della Fondazione Isec a Sesto San Giovanni (dicembre 2022 - aprile 2023), è stata presentata presso il Museo di storia della Medicina dell'Università La Sapienza di Roma (maggio-novembre 2024) e presso lo Spazio Gerra del Comune di Reggio Emilia (1 febbraio-23 marzo 2025).

Il percorso espositivo si snoda lungo tre assi. Nella prima sezione viene ricostruita la messa a fuoco di misure di prevenzione da parte di tecnici specializzati quali ingegneri e medici, la seconda sezione indaga la comunicazione alle aziende e ai dipendenti sul tema della sicurezza del lavoro, infine, la terza sezione mostra le lotte per la salute in fabbrica e la sicurezza sul lavoro da parte di operai e operaie e delle organizzazioni sindacali. L’allestimento è realizzato da Paola Fortuna dello Studio +Fortuna di Trieste.

La mostra è curata da ISEC Istituto per la storia dell’età contemporanea, in collaborazione con Archivio del lavoro e MUSIL Museo dell’industria e del lavoro Brescia. L’esposizione in Fondazione Dalmine è realizzata in collaborazione con INAIL sezione territoriale di Bergamo, Biblioteca di Vittorio - CGIL Bergamo, Fondazione Legler, Studio Archivio Gianfranco Frattini, SDF Archivio storico e Comune di Capriate.

L’impegno di CGIL su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro individua tra i punti nodali queste tematiche: condizioni di lavoro e qualità del lavoro come precondizioni che determinano veri livelli di garanzia di salute e sicurezza o comunque come aspetti di uno stesso problema.  L’obiettivo non è esclusivamente eliminare gli infortuni (mortali e non) bisogna lavorare per il “benessere” dell’individuo partendo da un approccio socio-culturale. La prevenzione resta la direttrice da perseguire, attraverso la reale e concreta partecipazione dei lavoratori e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e quindi una consapevolezza dei problemi e una capacità di percezione che possono svilupparsi solo a partire da una capillare diffusione di formazione e di informazione di qualità.

NEWSLETTER BIBLIOTECA "DI VITTORIO" - MARZO 2025

Ben ritrovate e ben ritrovati,

marzo e le sue promesse di primavera ci trovano intenti a imbastire un mese, quello di aprile, denso di iniziative. Il Bergamo Film Meeting è giunto al termine e anche quest’anno le proposte per la sezione documentaristica “Visti da vicino” sono molto valide e variegate. Il premio CGIL Bergamo è stato assegnato a: “Mutterland” di Miriam Pucitta mentre la giuria composta da funzionari e funzionarie della Camera del lavoro Territoriale ha scelto “Dear Beautiful Beloved” di Juri Rechinsky come documentario vincitore per il premio “La sortie des usines” e una Menzione Speciale è stata assegnata a “Personale” di Carmen Trocker.

  • Aprile si aprirà con la mostra “Lavoro? Sicuro” per cui hanno lavorato negli scorsi mesi diverse realtà. La mostra inaugura il 4 aprile alle 18.30 presso gli spazi di Fondazione Dalmine. Seguirà comunicazione ad hoc
  • Il 10 aprile alle ore 17.30 in sala Lama (sede CGIL Bergamo) avremo il piacere di ospitare l’autrice Alessandra De Fiori che presenterà il suo libro “Una storia da raccontare”. L’incontro sarà accompagnato da musica dal vivo. Si tratta di un’iniziativa di Anpi sezione “Brach”, SPI, FLC e biblioteca Di Vittorio. Seguirà comunicazione ad hoc
  • In occasione dell’ottantesimo dalla Liberazione dal nazifascismo l’Archivio del Lavoro di Sesto San Giovanni e le Camere Territoriali del Lavoro della Lombardia propongono la mostra: “Non chiamiamole solo staffette. La scelta delle donne nella Resistenza e per l’emancipazione” che inaugurerà presso gli spazi dell’Archivio del Lavoro il 14 aprile. Seguirà comunicazione ad hoc. La biblioteca Di Vittorio ha contribuito selezionando le storie di tre donne che hanno avuto un ruolo nella Resistenza e sono poi entrate a far parte della CGIL di Bergamo o comunque hanno combattuto per i diritti di lavoratrici e lavoratori. I tre profili selezionati sono quelli di Erminia Agazzi, Lucia Nozza e Lidia Minardi.

Diamo ora spazio ai nostri libri. Questo mese abbiamo cercato di fornire una miscellanea di stimoli di lettura molto diversi tra loro che speriamo solletichino la curiosità di lettrici e lettori. Iniziamo con “WORK. Il lavoro dalla A alla Z” un albo illustrato di Armin Greder che con le sue tavole ci parla di chi deve guadagnarsi da vivere, di chi non appartiene alla piccolissima cerchia degli eletti, anche nella new economy e nelle sue invenzioni e illusioni. Marzo è il mese della poesia quindi non possono mancare due titoli che hanno al centro la letteratura operaia e la poesia: “La gente e altre seccature” di Judith Viorst e “Si dovrebbe insomma pensare a dei poeti operai. L’esperienza della rivista abiti-lavoro /1989-19939”. Per quanto riguarda il tema del lavoro questo mese proponiamo: “Quaderni del Territorio. Dalla città fabbrica alla città digitale” che propone il pensiero operaista come esito del conflitto di classe, “Precari e precarie: una storia dell’Italia repubblicana” di Eloisa Betti che ricostruisce la parabola storica della precarietà del lavoro nell’Italia repubblicana. Infine “Working” di Studs Terkel che attraverso diverse interviste ci fornisce uno spaccato duro e poetico della vita lavorativa. “Come abitare la Terra” è invece una conversazione di Nicola Truong con Bruno Latour, filosofo, sociologo e antropologo della scienza che ci offre una straordinaria cassetta degli attrezzi per immaginare nuovi modi di esistenza e azione. “Cinquecento anni di rabbia. Rivolte e mezzi di comunicazione da Gutenberg a Capitol Hill” di Francesco Filippi che ci ricorda come chi controlla i mezzi di informazione domina il racconto pubblico e controlla il potere. “Storia del colonialismo italiano. Politica, cultura e memoria dall’età liberale ai nostri giorni” di Valeria Deplano e Alessandro Pes ci racconta invece come il colonialismo si è intrecciato con la storia d’Italia dall’Ottocento alla Seconda guerra mondiale, proiettando la propria ombra fino ad oggi. Concludiamo con un romanzo, o meglio, una raccolta di racconti “Fammi un indovinello” di Tillie Olsen diventato un classico della letteratura nordamericana del Novecento.

Ecco, dunque, i libri del mese:

Precarie e precarie: una storia dell’Italia repubblicana (Eloise Betti, Carocci, 2019)

Il volume ricostruire per la prima volta la parabola storica della precarietà del lavoro nell’Italia repubblicana. Dibattiti e azioni politico-legislative sono esaminate parallelamente all’evolversi della percezione e delle lotte di precari e precarie che, dalla posizione di marginalità degli anni Cinquanta, sono oggi al centro di una rinnovata riflessione e mobilitazione sul lavoro. Grazie alla prospettiva storica e di genere, il libro sfata il mito del lavoro precario come problema contemporaneo, fornendo gli strumenti per comprendere i processi di precarizzazione degli ultimi sessant’anni, vecchie e nuove forme di precarietà, il ruolo degli attori sociali. L’autrice ripercorre le principali fasi della storia della precarietà: dalla sua scoperta negli anni del boom economico alla sua normalizzazione negli anni della crisi globale.

Cinquecento anni di rabbia (Francesco Filippi, Bollati Boringhieri, 2024)

Nel cinquecento, l’invenzione di Gutenberg, la stampa a caratteri mobili, fu il motore inconsapevole di una rivoluzione. La rabbia sociale che ne esplose assunse una forma nuova e organizzata, da cui scaturì la Guerra dei contadini, alla fine repressa nel sangue nel 1525. Da allora il mondo non fu più come prima; da quel momento il potere iniziò a occuparsi dei mezzi di informazione per poterli imbrigliare e rendere innocui. Cinque secoli dopo è accaduto qualcosa di molto simile. È il 6 gennaio 2021 una folla inferocita, composta in maggioranza di uomini bianchi, dà assalto al Congresso degli Stati Uniti, a Capitol Hill. La rabbia popolare quel giorno viene incanalata e organizzata dagli social media. In entrambi i casi un nuovo mezzo di comunicare, sfuggito ai filtri del potere, porta in superficie la rabbia di chi si sente escluso dalla narrazione dominante.

La gente e altre seccature (Judith Viorst, Einaudi, 2023)

Le seccature di cui parlano le poesie di Judith Viorst sono quelle della vita quotidiana brillantemente mescolate ai problemi sociali e politici e alla presa in giro delle mode. La Viorst riprende l’antica tradizione dei ritratti di tipi umani e così i suoi versi disegnano il personaggio della donna che mette via sempre qualche soldo ogni giorno, o l’uomo che non presta mai niente a nessuno o la coppia che prova a seguire i dettami del politically correct. Tutti questi caratteri hanno un aspetto caricaturale ma vengono raccontati anche attraverso l’educazione che li ha formati, il martellamento delle convenzioni sociali che sono il vero oggetto della satira. In una poesia Viorst dice che a volte si sente femminista e a volte o. E questa libertà di essere contradditoria va di pari passo con la presa di distanza da tutti i luoghi comuni.

Working (Studs Trekel, Marietti1820, 2024)

Quando è stato pubblicato per la prima volta, nel 1974, questo libro è diventato subito un bestseller, e pochi mesi dopo è diventato uno show di Broadway. Per i decenni ha ispirato generazioni di lettrici e lettori, di studiose e studiosi. Persino Barack e Micelle Obama, nel 2023 hanno ammesso di aver preso spunto da questo testo per girare la docuserie Netflix Working, dedicata alle condizioni di lavoro nell’America contemporanea. Vincitore del Premio Pulitzer nel 1985, Studs Terkel in questo libro intervista un pompiere, una casalinga, un conducente di autobus e una cameriera, un sindacalista e una sex worker, un musicista jazz e il proprietario di una fabbrica, un allenatore di football e un’insegnante, oltre e più cento altre persone. Come rivela l’analisi di Francesca Coin, il risultato è uno spaccato duro e poetico della vita di chi lavora. In un’epoca che nasconde i volti e le voci delle persone che mandano avanti la nostra società, Terkel strappa all’anonimato i protagonisti del nostro tempo e pone loro una domanda difficile. Qual è il senso del lavoro che facciamo? 

Quaderni del territorio (Alberto Magnaghi, DeriveApprodi, 2021)

La rivista “Quaderni del Territorio” è stata promossa negli anni Settanta da collettivi di architetti, urbanisti e ricercatori di diverse discipline operanti in molte università italiane, impegnati nella mobilitazioni sociali di quegli anni, che hanno declinato con rigore scientifico il pensiero operaista nell’interpretazione delle trasformazioni urbane e socio-territoriali come esito del conflitto di classe. Ne è emerso un vasto e approfondito affresco dei processi di ristrutturazione capitalistica del territorio a livello sia regionale (decentramento produttivo, fabbrica diffusa, terziarizzazione delle aree centrali) sia planetario (sistema globali di produzione, metropoli del comando e della tecno-finanza), della nuova composizione sociale del lavoro con lo sviluppo del lavoro autonomo e precario, dei grandi processi migratori nel Sud-est del mondo, delle crescenti povertà  e delle nuove forme e obiettivi assunti dai conflitti, sempre più articolati al livello sociale e territoriale.

Storia del colonialismo italiano (Valleria Deplano e Alessandro Pes, Carocci, 2024).

Il colonialismo si è intrecciato con la storia d’Italia dall’Ottocento alla Seconda guerra mondiale e ha proiettato la sua ombra anche nel periodo repubblicano, fino ai giorni nostri. Muovendo dal più recente dibattito storiografico, il volume ricostruisce per la prima volta in maniera sistematica e sintetica la storia dell’espansionismo italiano in Africa in età liberale e durante il ventennio fascista e ripercorre le vicende delle sue eredità e implicazioni nell’Italia del secondo Novecento e del XXI secolo. Si raccontano non solo i progetti politici, le relazioni di diplomatiche, le operazioni militari, le violenze dell’occupazione, le leggi razziste, ma anche i movimenti di persone da e per l’Africa e il modo con cui la scuola, i libri, i film, la scienza e i monumenti hanno reso possibile l’espansione, contribuendo a costruire immaginari che influenzano ancora oggi le vite di milioni di donne e di uomini. 

Fammi un indovinello (Tillie Olsen, Marietti 1820, 2024)

Pubblicati per la prima volta nel 1961, i racconti contenuti in Fammi un indovinello sono diventati un classico della letteratura nordamericana del Novecento. Un’opera snella ma potente che per la prima volta esplorava i temi vicini alle donne della working class, problemi comuni fin lì mai detti o rimasti inascoltati: la maternità delle madri single, il legame madre-figlia, il rapporto coniugale della vecchiaia, dentro un mondo narrativo che coglie senza indulgenza tutta la desolazione della realtà contemporanea, l’oppressione, la miseria, ma anche la forza positiva del ricordo, della ricerca del sé e della sua realizzazione. Con una scrittura sferzante e pungente, Tillie Olsen tratteggia con implacabile compassione e profonda pietà le storie di uomini e donne, vecchi e bambini, bianchi e neri colti nelle vicissitudini dell’esistenza.

Work. Il lavoro dalla A alla Z (Armin Greder, Orecchio Acerbo e ELSE, 2014)

“Armin Greder dopo averci dato almeno tre capolavori del disegno che scruta e 'legge', interpreta e illumina, temi centrali di oggi affronta ora il mondo contemporaneo, quello che ci appartiene o, meglio, a cui apparteniamo, e lo fa sotto il profilo della mutazione più radicale di tutte, che è pur sempre quella dell’economia. E dunque del lavoro, dei modi di guadagnarsi la vita, perché, sì, la vita deve sempre guadagnarsela chi non appartiene alla piccolissima cerchia degli eletti, anche nella new economy e nelle sue invenzioni e illusioni. Il 'taglio' dell’immagine focalizza un particolare e sceglie un colpo d’occhio, un’inquadratura, la simpatia o antipatia che a volte si fanno evidenti, l’uso accorto e parco del colore, la magistrale intelligenza nell’individuare il senso ultimo, il significato primo di una professione servono a comunicare l’angoscia di vivere in questo tempo e di temere che possano non esserci altri tempi o, se ci saranno, non migliori di questo ma certamente peggiori”. (dalla postfazione di Goffredo Fofi)

Come abitare la Terra (Bruno Latour, Einaudi, 2024)

Un desiderio di trasmettere, di spiegare. Di spiegarsi, anche. Riguardo alla coerenza di un pensiero che l’apparente dispersione e varietà dei soggetti affrontati aveva in parte mascherato. Bruno Latour, definito da “Le Nouvel Observateur” senza mezzi termini “l’intellettuale francese più influente del mondo”, si è concesso a questa serie di interviste con una semplicità, una gioia e una energia che sopraggiungono soltanto nei momenti in cui sappiamo che la vita, e soprattutto la vita della mente, si condensa. Una pace legata a un sentimento di urgenza, un’immanenza inseparabile dall’immanenza e dalla necessità di concentrare, riassumere, mostrare. Una preoccupazione per la chiarezza, un piacere della conversazione, un’arte dello spettacolo. Come se tutto si chiarisse mentre la fine si avvicina. Latour ci offre qui una straordinaria cassetta degli attrezzi per immaginare nuovi modi di esistenza e di azione. Un invito a “diventare terrestri”, dando prova di quell’empatia con la Terra che riteneva sempre più necessaria, perché “l’ecologia è la nuova lotta di classe”. E “perché i conflitti non sono soltanto sociali, ma geosociali”.

“Si dovrebbe insomma pensare a dei poeti operai” (Monica Dati, Tab edizioni, 2024)

Il volume ripercorre la storia della rivista di poesia “abiti-lavoro” (1980-1993), fondata e scritta esclusivamente da operai e considerata “il primo tentativo di dare forma organizzata alla letteratura operaia”. Attraverso un’ampia selezione di opere rimasta nell’ombra e avvalendosi di numerose memorie autobiografiche, il libro esplora il ruolo della poesia come strumento di emancipazione e riscatto, contribuendo alla comprensione dell’intreccio tra espressione artistica e lotta sociale e sottolineando l’importanza della cultura nel processo di liberazione, sia individuale che collettivo.

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Mara

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