letti per noi: DALLA REALTÀ ALLA LETTERATURA: IL PIANO T4 E URSULA HEGI
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Dalla realtà alla letteratura: il Piano T4 e Ursula Hegi
Il famigerato piano "Aktion T4" prende il suo nome dall'abbreviazione di Tiengartenstrasse 4, l'indirizzo della villa dove aveva sede il quartier generale dell'operazione. Aktion T4 era l' insieme di azioni attraverso il quale il governo nazionalsocialista di Adolf Hitler si proponeva l'eliminazione di coloro che conducevano una "vita indegna di essere vissuta", secondo l'ideologia nazista.
Esso ebbe in realtà la sua prima giustificazione teorica nel 1895, dal medico tedesco Alfred Jost, il quale sosteneva un concetto di eutanasia molto lontano da quello a cui siamo abituati a pensare oggi.
Mentre la nostra epoca, infatti, dibatte sul diritto alla morte senza dolore come componente essenziale della dignità dell'individuo, la teoria di Jost si basava sul principio secondo cui era lo Stato, e non il singolo cittadino, il titolare del diritto alla vita e alla morte.
Era dunque lo Stato a decidere chi dovesse vivere, escludendo, per selezione naturale, i più deboli, affetti da deformità fisiche o menomazioni mentali.
Nel 1926, Adolf Hitler riprese tali concetti nel testo posto a fondamento della propria ideologia eugenetica, il Mein Kampf. Le deformità disturbavano il "senso artistico" del futuro Fuhrer, secondo il quale il corpo umano doveva essere costituito da un insieme armonico di parti.
Con il suo avvento al potere, nel 1933, Hitler orchestrò un'abile campagna propagandistica volta a sottolineare, nella Germania colpita dalla Grande Depressione, il costo di quelle che egli definiva " bocche inutili."
La propaganda si serviva di ogni mezzo possibile, a partire dalla scuola, dove il concetto veniva ribadito in tutte le discipline di studio: Roberto Benigni, nel film La vita è bella ricorda la dominanza della teoria della razza ariana non solo in Germania ma anche nei paesi alleati dei nazisti, come l'Italia, fin dagli studi primari. E' memorabile la scena in cui il protagonista ebreo del film, Guido, interpretato da lui stesso, illustra, nudo, la teoria in questione davanti ad un'attonita scolaresca.
La martellante campagna di stampa ebbe infine il suo effetto, disponendo la maggioranza della popolazione tedesca al consenso, anche entusiastico. La classe medica fu una delle prime ad accogliere con grande favore l'operazione, che permetteva di concentrare gli sforzi della sanità nazionale su chi "poteva essere salvato"e poteva ancora essere utile alla produzione, abbandonando al proprio destino le "inutili zavorre".
Nell' elaborazione del piano T4 o Progetto Eutanasia, Hitler volle dapprima che venissero denunciati alle autorità i bambini disabili dalla nascita ai tre anni, in seguito gli adolescenti . I minori disabili dovevano essere sottratti alla famiglia dalle autorità; ai genitori che si fossero opposti sarebbe stata tolta la tutela anche dei figli non disabili. I disabili adulti furono gli ultimi ad essere inclusi nel progetto, deportati con la forza dai luoghi in cui vivevano.
Tutti i pazienti venivano uccisi mediante iniezione letale, dopo essere stati trasferiti in appositi centri ospedalieri. Il trasferimento veniva compiuto da SS travestite da medici, per rassicurare le famiglie. Dopo la morte dei pazienti, ai familiari veniva restituito il cadavere, o più spesso le ceneri, corredate di regolare certificato medico che attestava la morte per arresto cardiaco.
Con l'invasione tedesca dell'Europa, il progetto venne esteso ai territori occupati, anche se nel 1941 fu ufficialmente sospeso; ciò avvenne sia per le proteste del clero tedesco che per i dubbi nati nella gerarchia militare nazista circa la sorte che doveva essere riservata ai soldati divenuti disabili gravi per ferite di guerra: era giusto considerare bocche inutili degli eroi?
Ufficiosamente però Aktion T4 continuò fino al termine del conflitto, con modalità meno "medicalizzate" che in passato e più simili a quelle utilizzate per i prigionieri dei lager. Si salvavano solo i pochi disabili la cui capacità lavorativa venisse giudicata sufficiente da un'apposita commissione medica, soprattutto verso la fine della guerra, quando tutte le forze erano utili.
Gli anni in cui fu attivo Aktion T4 sono magistralmente raccontati in uno dei più bei romanzi sul tema dell'handicap che sia mai stato scritto: Come pietre nel fiume dell'autrice tedesca Ursula Hegi (Milano, Feltrinelli, 2000)
Trudi Montag, la protagonista, è affetta da nanismo, condizione che si evidenzia fin dalla nascita. A causa del suo problema, (ma anche perché teme che sia frutto di un adulterio) la madre la rifiuta, mentre il padre l'accetta con serenità.
Fin da bambina Trudi scopre "la forza di essere diversa, l'agonia di essere diversa e il peccato di sbraitare contro un Dio inutile". Gli occhi di chi la circonda giudicano Trudi anomala, fuori dalla norma e la destinano ad essere emarginata : i suoi compaesani desiderano che lei venga rinchiusa in qualche luogo sicuro, dove nessuno possa vederla. Trudi però può contare su due protezioni potenti: l'amore incondizionato del padre e la conoscenza dei segreti più nascosti della comunità.
Tali protezioni, quasi mantelli magici, non solo le eviteranno di essere segregata, consentendole di condurre una vita normale, ma le permetteranno di salvare persone destinate allo sterminio come e più di lei.
A rischio della vita ospiterà infatti ebrei e dissidenti, sostenuta anche in questo dal padre. La deformità che gli abitanti della cittadina di Burgdorf vedono in lei riflette in realtà quella dei loro spiriti, pronti a piegarsi alla disciplina del "cittadino obbediente" che, a differenza del padre di Trudi, sacrifica i figli disabili in nome della purezza della razza e della patria e, in fondo, del risparmio economico. Alla fine della guerra Trudi dovrà assistere con disgusto al tentativo dei suoi concittadini di farsi passare per "combattenti per la libertà in incognito", ed alla non meno ripugnante richiesta da parte loro, a lei che non ha avuto paura, di funzionare da alibi per le loro vigliaccherie. Persino alcuni suoi coetanei che, quando lei aveva tredici anni, l'avevano aggredita e stuprata proprio in nome della purezza razziale, ora le chiedono di testimoniare in loro favore al processo a cui sono sottoposti dagli Alleati per crimini di guerra.
Trudi si rifiuta fermamente di dichiarare che i tre giovani soldati non sono "inclini al male "e scandalizza così per l'ennesima volta la comunità di Burgdorf, difendendo la propria integrità fisica e morale e dimostrando che la sua dignità e la sua sofferenza non sono "più piccoli" di quelli dei normodotati. Trudi è modello per tutti i discriminati di ogni tempo e ci ricorda come misurare gli individui in base alle loro dimensioni o a qualsiasi principio arbitrario, incluso quello della produttività economica, sia un crimine contro l'umanità.
Sara Valoti[*], giugno 2015
[*] Sara Valoti è nata ad Alzano Lombardo nel 1977. Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano nel 2002, attualmente lavoro come impiegata presso Polynt SPA a Scanzorosciate. Ha pubblicato un paio di romanzi e, di recente, alcuni racconti sono stati pubblicati sul blog Scrivere la Vita di Rosalia Pucci.